Consulenza legale per assenteismo: quando l'assenza del lavoratore può dare luogo a provvedimenti disciplinari

14 Maggio 2018 - Redazione

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L’assenteismo, vale a dire la sistematica assenza da parte di un dipendente durante l’orario lavorativo, rappresenta un fattore di grave improduttività per un’azienda, a cagione proprio della sua metodicità; tuttavia assenze ripetute e prolungate per finta malattia, malattia simulata, o addirittura per vacanze “rubate” possono configurare gli estremi reato di truffa ai danni dell’Inps o di altro ente previdenziale qualora i lavoratori abusino dei permessi previsti dall’ex articolo 33 dalla legge 104/92.
 
La legge in questione prevede che si possano chiedere ai datori di lavoro due ore di permesso giornaliero retribuito fino al compimento del terzo anno di vita del bambino, oppure per coloro che assistono persona con handicap in situazione di gravità tre giorni di permesso mensile retribuito coperto da contribuzione (sia gli uni che gli altri possono cumularsi): tuttavia, non di rado, i permessi di cui sopra non vengono goduti per i fini di cui si è detto, ma per attività altre.
 
Come può tutelarsi un datore di lavoro dalla nociva pratica dell’assenteismo dei suoi dipendenti?
La prima cosa che si suggerisce è di affidarsi alla consulenza di uno studio legale specializzato in cause contro l’assenteismo, che magari collabori con un’agenzia investigativa che acquisisca prove a supporto del licenziamento per giusta causa.
 
È necessario infatti possedere prove documentare per smascherare dipendenti infedeli e assenteisti non solo per licenziare giustamente, ma anche eventualmente per dimostrare ipotesi di reato ai danni dell'azienda o della Pubblica Amministrazione.
 
Le indagini per produrre prove in cause contro dipendenti assenteisti prevedono solitamente:
  • un controllo attraverso un'osservazione dinamica degli spostamenti del dipendente anche attraverso sistemi GPS;
  • la raccolta di prove tramite filmati e/o foto a testimonianza dell'eventuale infedeltà del dipendente;
  • una relazione finale scritta con allegati filmati e prove fotografiche, producibili in fase giudiziaria, che può anche prevedere la presenza in qualità di testimoni presso il tribunale competente degli investigatori che hanno effettuato l'indagine.
 
Quando si decide di avvalersi di una consulenza legale per una causa di assenteismo è possibile diradare i proprio dubbi e chiedere al proprio avvocato una serie di delucidazioni: di seguito ne riportiamo alcune delle più ricorrenti:
1. Si può licenziare un dipendente per assenze non giustificate?
Certo, se si è provveduto a contestare l'assenza ingiustificata sotto forma di lettera e previa verifica di quanto specificatamente previsto dal CCNL.
 
2. Nel settore trasporti (CCNL Autotrasporti) un dipendente a tempo indeterminato trattiene i dischi di viaggio e non si presenta al lavoro da due giorni, è possibile licenziarlo per giusta causa?
La quasi totalità dei Contratti Collettivi Nazionali prevedono espressamente che nel caso di assenza ingiustificata dal lavoro per tre giorni consecutivi, il datore di lavoro può licenziare per motivi disciplinari il lavoratore. Il CCNL Trasporti prevede il licenziamento in caso di assenza non giustificata di almeno 4 giorni o di 4 assenze ingiustificate nell'arco di un anno, dunque questo licenziamento è di per sé legittimo, a meno che non venga dimostrato il contrario.
 
3. Cosa succede allorquando un datore di lavoro mandi licenziamento ad una dipendente assente dal lavoro senza giustificazione per 20 giorni, e poco dopo riceva richiesta di maternità anticipata?
La fattispecie è un po' complessa: premesso che il licenziamento intimato durante la gravidanza è illegittimo a prescindere dalla circostanza che il datore di lavoro ne fosse o meno a conoscenza, esso è comunque possibile solo in presenza di una colpa grave della lavoratrice che vada oltre qualsiasi inadempimento del “semplice” lavoratore che possa costituire giusta causa o giustificato motivo di licenziamento.
 
4. Si dà il caso di una dipendente, già da tempo assegnataria della legge n. 104, ogni due anni e mezzo usufruisce della maternità a rischio: cosa può fare un datore di lavoro?
La risposta è NIENTE: la gravidanza della lavoratrice è giustamente sottoposta ad un particolare e rigido sistema di tutele per cui in merito non si può contestare alcunché.
Diversa questione si pone invece per i permessi ex L. n.104/92: infatti, qualora il dipendente durante la fruizione degli stessi non si dedichi alle finalità assistenziali che caratterizzano l'istituto e svolga invece attività di natura personale o addirittura un secondo lavoro,sussistono i presupposti per provvedere disciplinarmente, anche con il licenziamento.
 
5. Dato il caso di un operaio che si assenta ingiustificatamente, che pretende di essere licenziato per assenteismo dal datore di lavoro, il quale ha già provveduto ad inviare tre lettere di richiamo, come può agire il datore per non dover sborsare fino a 10.000 euro?
In realtà, in base alle rivalutazioni 2015, il ticket da versare all'Inps in caso di licenziamento è pari a 490,16 euro per ogni anno di lavoro effettuato, fino a un massimo di tre anni, per cui l’importo massimo del contributo è pari a 1.470,30 euro. A parte questa constatazione, sussiste senza dubbio una giusta causa di licenziamento, giacché l'assenza ingiustificata e protratta del lavoratore consente il licenziamento disciplinare dello stesso, salve specifiche disposizioni contenute nei contratti collettivi.
 
6. Si può licenziare una dipendente assunta in part-time 6 ore assente da 10 giorni, che si giustifica solo tramite sms, nonostante la società abbia cercato di mettersi in contatto on la stessa senza riuscirci, spedendo anche raccomandata (non ritirata), e nonostante la lavoratrice (che ha un figlio minore di 3 anni) sia impegnata lavorativamente nel pomeriggio presso l’attività familiare?
Nel caso di specie, di sicuro l'assenza ingiustificata dal luogo di lavoro, protrattasi per diversi giorni, può costituire, salvo più specifiche previsioni contenute nel CCNL di categoria, elemento sufficiente per l'adozione di un provvedimento disciplinare, a maggior ragione se si riuscisse a provare che durante l'assenza dal lavoro la dipendente si dedica ad altra attività lavorativa.
 
La questione è ampia, le domande, lo sappiamo, sono tante: e allora scrivete qui e ponetele gratuitamente ai nostri consulenti legali specializzati in casi di licenziamento per assenteismo, magari approfittando anche per farvi predisporre un preventivo di spesa personalizzato per un’assistenza legale in una causa di ingiustificata assenza dal luogo di attività, sia che siate un datore di lavoro sia che siate un dipendente sottoposto a intervento disciplinare.

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