La figura dell'avvocato del lavoro: cosa la caratterizza e in merito a quali questioni interviene

14 Maggio 2018 - Redazione

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Avvocato del lavoro: chi è e di cosa si occupa?

Sono molte le circostanze nelle quali può esserci bisogno di ricorrere ad un avvocato esperto nel campo del lavoro, soprattutto oggigiorno che le norme che regolano il mercato del lavoro, il rapporto tra dipendente e datore, il meccanismo del licenziamento e il mondo dei contratti sono soggette a cambiamenti continui e repentini, la qual cosa richiede che il giuslavorista non solo possa contare su una preparazione specifica in diritto del lavoro, ma che sia anche disposto ad aggiornarsi regolarmente.
 
Qualora insista una controversia fra dipendenti (o ex dipendenti) e datori di lavoro è opportuno interpellare un avvocato del lavoro, che può tanto assistere i lavoratori quanto offrire la propria consulenza e assistenza all’impresa in merito a contrasti di tipo economico, o inerenti le regole di comportamento aziendali, o concernenti la nascita o la chiusura del rapporto di lavoro.
 
Avvocato del lavoro: quali sono i settori di competenza?

Generalmente la figura dell'avvocato del lavoro interviene in caso di:
  • licenziamenti
  • contratti di lavoro
  • sicurezza sul lavoro e prevenzione infortuniì
  • lavoro autonomo e rapporti di agenzia
  • procedimenti disciplinari e provvedimenti disciplinari contestati
  • dimissioni per giusta causa
  • demansionamento e mobbing
  • infortuni sul lavoro
  • lavoro nero
  • recupero dei crediti da lavoro fenomeno sempre più diffuso per via della crisi economica che determina nelle aziende una scarsa liquidità e per i dipendenti buste paga che restano inevase.
avvocato del lavoro di cosa si occupa 
 
In tutti i casi appena citati è opportuno non solo ricorrere ad una consulenza legale specifica, ma anche farlo quanto prima: ad esempio, se un lavoratore reputi illegittimo il proprio licenziamento e vi si voglia opporre, dispone di 60 giorni dalla data di ricezione della lettera di licenziamento per agire, semplicemente inviando al datore di lavoro una comunicazione, mentre qualora siano trascorsi oltre i 180 giorni ogni intervento (impugnazione, ricorso in tribunale, conciliazione o arbitrato) diviene inefficace (in particolare: se i tentativi stragiudiziali non conseguono il fine sperato, il lavoratore avrà altri 60 giorni dal rifiuto o dal mancato accordo per interpellare il tribunale).
 
Tempistiche così stringenti valgono anche per i rapporti di collaborazione coordinata e continuativa e a progetto (co.co.co e co.co.pro.) ad esempio qualora il collaboratore intenda impugnare il recesso da parte del committente.
 
Come ogni causa che si svolge in tribunale, anche quelle che concernono controversie lavorative richiedono costi abbastanza consistenti e tempi nient’affatto brevi, ragion per cui ogni avvocato lavorista sarà incline a consigliare, dove possibile, la via stragiudiziale citata poc’anzi:
  • conciliazione: si tratta della prima opzione applicabile, esperita innanzi alle commissioni istituite presso la Direzione Territoriale del Lavoro oppure in sede sindacale (secondo le procedure previste dai contratti collettivi di lavoro), che richiede in entrambi i casi che si disponga della lettera di assunzione di quella di licenziamento o di dimissioni, delle buste paga, e della documentazione relativa al rapporto di lavoro
  • arbitrato: questa seconda opzione consiste nel rimettere la decisione ad un soggetto terzo imparziale, che potrebbero essere ancora auna volta la Commissione di conciliazione della Direzione Territoriale del Lavoro o i sindacati; il compito dell’avvocato del lavoro consisterà nell’affiancare l’assistito nella scelta del rappresentante arbitrale e nella preparazione della documentazione necessaria
  • causa “ordinaria”: qualora conciliazione o arbitrato vengano rifiutati o non consentano comunque di pervenire ad un accordo, si finisce difronte al Tribunale ordinario in funzione di Giudice Unico del Lavoro (in primo grado deciderà un giudice monocratico, in appello la Corte d’Appello sezione lavoro).
 
Il consiglio già accennato in precedenza è di affidare la redazione del documento di impugnazione e degli altri documenti a supporto della causa di conciliazione o di arbitrato, così come la preparazione dell’eventuale contesa in tribunale, ad un avvocato del lavoro, per evitare che magari un banale vizio di forma comprometta la negoziazione in fase stragiudiziale o pregiudichi la possibilità di vincere la causa di fronte al giudice: ma come essere certi che il professionista scelto è quello adatto?
 
Ecco qualche semplice consiglio: 
  • Bisogna valutare la frequenza del suo aggiornamento, che deve essere continuo;
  • le esperienze maturate fra tribunali, preture e corti di appello;
  • la sua preparazione in merito a tematiche particolari che potrebbero essere di vostro interesse (ad esempio la maternità nei luoghi di lavoro, piuttosto che i permessi per cariche elettive o quelli sindacali;
  • la zona di lavoro in relazione alla vostra residenza; il grado di empatia che riesce a stabilire con voi;
  • e non da ultimo la parcella che pratica per il suo compenso.

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