Avvocato per mancato pagamento TFR: tutto quello che c'è da sapere e come fare per richiedere una consulenza.
05 Maggio 2023 - Redazione
Ecco quando è consigliabile rivolgersi ad un avvocato per mancato pagamento tfr
Il Trattamento di Fine Rapporto, conosciuto anche con l’acronimo di TFR, garantisce al lavoratore un importo, la cosiddetta liquidazione o buonuscita, commisurato alla sua retribuzione e corrisposta al momento dello scioglimento del rapporto di lavoro. In poche parole, si tratta di una retribuzione differita, incrementata ogni anno di lavoro effettuato, cui hanno diritto tutti i lavoratori subordinati.
- Indice contenuti
- Quanto tempo ha a disposizione il datore di lavoro per pagare il TFR?
- Come sollecitare il pagamento del TFR?
- Come ottenere il pagamento del TFR dopo le dimissioni
- Cosa fare se l' ex datore di lavoro non paga il TFR
- Quando è possibile usufruire del Fondo di Garanzia dell'INPS?
Quanto tempo ha a disposizione il datore di lavoro per pagare il TFR?
Fatte le debite premesse, occorre ora capire quando sorge l’obbligo in capo al datore di lavoro di versare materialmente il TFR nelle mani del lavoratore. È bene precisare fin da subito che, almeno fino ad ora, la legge non prevede espressamente un termine da rispettare. Generalmente, per prassi, il versamento del TFR avviene dopo 30-45 giorni dalla cessazione del rapporto di lavoro subordinato.
In genere la maggior parte dei contratti collettivi fanno riferimento ad un termine più o meno breve entro il quale il datore di lavoro deve liquidare il TFR ma, come anticipato, non esiste un termine preciso. Ad ogni modo, è bene sottolineare che, a prescindere dal termine, il datore non potrà in nessun modo erogare il TFR in modo dilazionato. Questo perché il trattamento di fine rapporto deve essere erogato in un’unica soluzione con l’ultima busta paga. Pertanto, viene da sé che per il datore di lavoro il non avere sufficiente liquidità non è una giustificazione sufficiente per pagare a rate il TFR.
Come sollecitare il pagamento del TFR?
Visto e considerato che, come anticipato, la legge non prevede espressamente un termine entro il quale il datore di lavoro deve erogare il trattamento di fine rapporto, capita spesso che i lavoratori debbano attivarsi per sollecitare il pagamento. Ma come occorre procedere in questi casi? La prima cosa da fare è controllare se il contratto collettivo di riferimento prevede termini di erogazione e, come quasi sempre accade, calcolare se siano spirati o meno.
Nel caso in cui il datore non dovesse pagare entro la scadenza dei termini (eventuali), dovrà aggiungere allo stesso anche gli interessi legali. Ad ogni modo, visto il ritardo del pagamento, il lavoratore può autonomamente sollecitare il datore mediante l’invio di un’apposita raccomandata con relata di notifica contenente una lettera di sollecito formale con la quale si richiede il pagamento del TFR indirizzata al datore o al responsabile amministrativo dell’ente. La raccomandata mediante la quale si sollecita il pagamento è un ottimo strumento per mettere pressione al datore inadempiente e per interrompere il decorso della prescrizione del credito (5 anni dalla cessazione del rapporto di lavoro).
Come ottenere il pagamento del TFR dopo le dimissioni
Diversamente da ciò che accade con l’assegno di disoccupazione, il trattamento di fine rapporto spetta sempre al dipendente, anche in caso di dimissioni dello stesso. Pertanto, il lavoratore che decide liberamente di dimettersi, piuttosto che essere licenziato, ha il pieno diritto di richiedere ed ottenere il tfr fino ad allora maturato. Una delle svariate ragioni che può spingere il lavoratore a presentare le dimissioni può essere la mancata erogazione dello stipendio da parte del datore di lavoro, ma ad ogni modo il versamento del tfr deve avvenire all’atto stesso della formalizzazione delle dimissioni, così come disposto dalla nuova procedura telematica prevista dalla legge. Anzi, il datore di lavoro non può in alcun modo giustificare il ritardo o un pagamento dilazionato dello stesso.
Cosa fare se l'ex datore di lavoro non paga il TFR
Come più volte precisato, spesso i lavoratori non riescono ad ottenere subito il trattamento di fine rapporto che gli spetta, e di conseguenza sono costretti a sollecitare i datori di lavoro come sopra illustrato. Tuttavia, alcune volte nemmeno questo basta per far valere i propri diritti. Cosa occorre fare in questo caso? È necessario agire in giudizio per chiedere al giudice la condanna del datore al pagamento del TFR e di tutti gli interessi maturati. Si tratta di una procedura piuttosto snella, occorre agire per ottenere apposito decreto ingiuntivo in seguito al quale il datore avrà 40 giorni di tempo per pagare tutto ciò che spetta al lavoratore, salvo opposizione. In questo caso, infatti, si instaurerà un giudizio di piena cognizione caratterizzato da una maggiore lunghezza. Se aveste bisogno di approfondire ulteriormente la figura dell'avvocato del lavoro, è possibile leggere un approfondimento.
Quando è possibile usufruire del Fondo di Garanzia dell'INPS?
Qualora invece si verificasse il fallimento dell'azienda, il lavoratore può rivolgersi all'INPS per poter ricorrere al Fondo di Garanzia, che consente infatti ai dipendenti di ottenere il corrispettivo del TFR ed eventualmente delle ultime tre mensilità non pagate. In altre parole, il lavoratore è tutelato dallo Stato anche in caso di fallimento o liquidazione aziendale.
Se sei alla ricerca di un avvocato esperto nel settore del diritto del lavoro per far valere i tuoi diritti in giudizio, Quotalo.it è ciò che fa per te. Si tratta di una piattaforma digitale dove è possibile trovare l’avvocato più vicino a cui richiedere un appuntamento per una consulenza dettagliata con pochi e semplici click.