Tasse, tributi e contributi: quali sono le differenze inerenti l'entità, i soggetti che pagano, e gli enti a cui vanno corrisposti i pagamenti

29 Dicembre 2015 - Pina

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Sei un professionista? Paghi! Sei il dipendente di un’azienda privata? Paghi! Sei assunto presso una pubblica amministrazione? Paghi comunque! Rientri nella vasta schiera dei pensionati italiani? Stai sicuro che paghi ugualmente! Insomma, la cosa certa è che tra tasse, tributi e contributi, finirai comunque col pagare…. Ma quali sono le differenze che intercorrono?


In via generale, tutti rientrano nella macrocategoria dei tributi, eppure non si tratta di sinonimi. 


Tant’è che la tassa viene corrisposta a fronte di un determinato servizio erogato al cittadino (è il caso del ticket sanitario che bisogna pagare all’ospedale quando ci si fa visitare); la tassa può essere ulteriormente suddivisa, a seconda della sua natura, in: amministrativa (che viene corrisposta a fronte di un servizio espletato da un organo amministrativo, come ad esempio quando richiediamo il rilascio dei certificati di stato civile); giudiziaria (vi rientrano per esempio le spese per le istruttorie da corrispondere agli organi giurisdizionali); industriale (da versare per esercitare un’attività di impresa, come la tassa sulla verifica di pesi e misure per i fabbricanti di tali strumentazioni, e la tassa sul marchio dei metalli preziosi per quanti realizzano lavori in oro o argento).


L’imposta è quella parte di ricchezza che un cittadino si vede prelevare per prestazioni di carattere generale (come nel caso della difesa, della pubblica istruzione, etc.). Consta di tre elementi fondamentali: il soggetto passivo, cioè colui che paga (può trattarsi di una singola persona fisica, come nel caso del cittadino, oppure di una persona giuridica, come nel caso di un’azienda); il soggetto attivo che incassa l’imposta (di volta in volta, il Comune, la Regione, lo Stato); e infine l’oggetto (anche detto materia imponibile), cioè la ricchezza del contribuente, che può essere il reddito o il patrimonio. 


È possibile differenziare le imposte in disparate tipologie: innanzitutto si possono distinguere imposte dirette e imposte indirette, laddove tra le prime figurano l’IRAP (Imposta Regionale sulle Attività Produttive), l’IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche), l’IRES (Imposta sul reddito delle Società), cioè proprio quelle imposte che colpiscono il patrimonio o il reddito; le imposte indirette, invece, sono quelle che colpiscono la ricchezza quando essa viene consumata o trasferita, come ad esempio l’IVA (che grava sui consumi), le imposte di registro, etc. 


Altra categorizzazione può essere fatta sulla base dell’entità dell’imposta, che può essere proporzionale (che, cioè, cresce all’aumentare della base imponibile) e che viene applicata con aliquota costante; progressiva, cioè un’imposta con aliquota crescente; regressiva, vale a dire un’imposta con aliquota decrescente. 


Ulteriore differenziazione è quella che concerne le imposte personali, per l’ammontare delle quali si tengono in considerazione alcuni elementi, come le condizioni familiari, economiche e sociali del soggetto (ad esempio l’attività lavorativa che il soggetto svolge, la presenza o meno di familiari a carico, e altri, che vengono valutati al fine di stabilire l’ammontare dell’IRPEF), e le imposte reali, che invece non tengono conto delle condizioni suindicate (come nel caso dell’ICI, l’imposta che grava sugli immobili e che va corrisposta al Comune in cui l’immobile in questione si trova).


In ultimo il contributo, che è quel corrispettivo che viene coattivamente prelevato a quei soggetti che possono trarre vantaggio, direttamente o indirettamente, da determinati interventi pubblici (pure se detti servizi non sono stati richiesti dai soggetti stessi!).


Per maggiori informazioni potete visitare la sezione guide di Quotalo o il sito dedicato che abbiamo creato per gli avvocati tributaristi

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