Due esempi eccellenti: come si convive con l’Alzheimer a Biella e a Milano

31 Marzo 2017 - Redazione

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Era il 1906 quando lo psichiatra e neuropatologo tedesco Alois Alzheimer descrisse per la prima volta i tratti salienti di quella condizione patologica che avrebbe poi preso il suo nome…e oggi cos’è cambiato nell’approccio e nella cura a questa malattia? Tanto? Poco? Sicuramente mai abbastanza!
 

L’Alzheimer è una malattia degenerativa che si manifesta con sintomi diversi nel corso del tempo, e che, proprio per questo, necessita di una risposta specialistica e seria, come la soluzione assistenziale innovativa offerta sul territorio piemontese dall’Opera Pia Antonio ed Emma Cerino Zegna Onlus, all’avanguardia nel sistema di servizi specializzati, residenziali e semiresidenziali, dedicati alle persone affette da questa malattia neurodegenerativa.

All’interno della struttura è presente un Nucleo Alzheimer Temporaneo residenziale dedicato a persone con gravi disturbi comportamentali che necessitano di cure continue, a cui si somma poi un centro diurno semi-residenziale.

Gli ospiti preservano la loro libertà di movimento, sia negli spazi interni che nell’ampio giardino. L’ambiente terapeutico è dotato di strumenti per la stimolazione sensoriale (utili sia per riattivare i pazienti apatici che per tranquillizzare quelli aggressivi), del letto alzheimer (molto basso e senza contenimenti né costrizioni, adatto a ridurre il rischio di cadute), e dei poli di attività spontanee (per la stimolazione della memoria).
Attività organizzate che prevedono progetti di ortocoltura con la semina di verdure stagionali ed erbe aromatiche, laboratori di cucina, falegnameria e bricolage, dal momento che, a dispetto delle ridotte abilità cognitive, è scientificamente dimostrato che le emozioni e i ricordi permangono.
 
Se l’Opera Pia ha sede a Occhieppo inferiore a Biella, in quel di Milano l’Alzheimer lo si affronta a suon di musica, grazie al Piccolo Principe Onlus, cooperativa sociale che da anni si impegna su questo fronte, attraverso molteplici iniziative come gli Alzheimer caffè e i laboratori di arteterapia basati sul ritmo, giacché diversi studi hanno dimostrato come la musica sia capace di contenere gli effetti negativi della malattia: migliora l’umore e smorza ansia, paura, isolamento, depressione, e anche condotte aggressive.
 

E se si volesse cercare la soluzione migliore per la propria esigenza nella propria zona? In quel caso ci si potrebbe affidare a noi di Quotalo: basterà specificare la città di residenza e si avrà a disposizione una preziosa banca dati dalla quale poter attingere in base alle proprie necessità. 

Nel caso in questione, sappiate che non tutte le strutture residenziali per anziani, autosufficienti o meno, possiedono un nucleo specifico per la patologia in esame, che come detto, necessita di personale qualificato e risposte ad hoc, associandosi spesso (ma non necessariamente) a comportamenti violenti, auto o etero diretti.

È quindi importante che al momento in cui esplicitate nella piattaforma le vostre esigenze, sottolineiate che siete alla ricerca di un ambiente protetto nel quale poter inserire un soggetto anziano affetto da Alzheimer.

 
Che si tratti di un anziano lo si dà per scontato, ma in realtà questa patologia può colpire anche a partire dai 40 anni: proprio come accade nel romanzo della neuroscienziata Lisa Genova intitolato “Perdersi”, da cui è stato tratto il film “Still Alice” che nel 2014 è valso a Julianne Moore l’Oscar come Migliore Attrice. 

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