Risarcimento del danno edonistico: cos'è e in quali occasioni può essere chiesto

21 Marzo 2024 - Redazione

Vota

Voto 5 su 1 voti

Richiedi Preventivi

Gratuitamente e in 1 solo minuto.

Danno edonistico _450x320_Avvocato civilista per il risarcimento del danno edonistico: quando è necessario rivolgersi ad un avvocato per chiedere il risarcimento del danno subito a causa della perdita di un proprio caro Danno edonistico _450x320_Avvocato civilista per il risarcimento del danno edonistico: quando è necessario rivolgersi ad un avvocato per chiedere il risarcimento del danno subito a causa della perdita di un proprio caro Danno edonistico _450x320_Avvocato civilista per il risarcimento del danno edonistico: quando è necessario rivolgersi ad un avvocato per chiedere il risarcimento del danno subito a causa della perdita di un proprio caro

Risarcimento del danno edonistico: di cosa si tratta e quando è possibile richiederlo

Perdere una persona cara è un evento doloroso capace di provocare dei radicali cambiamenti di vita, oltre che profonde sofferenze psichiche a causa del venir meno del rapporto.

Quando si parla di danno edonistico si fa riferimento alle alterazioni delle abitudini nonché alle sofferenze psichiche che vengono patite da determinati soggetti a causa della perdita di una persona cara. Più precisamente, agli stretti congiunti della persona che viene a mancare in conseguenza di un fatto illecito altrui, spetta il risarcimento del danno non patrimoniale (c.d. edonistico) per tutte le sofferenze patite.

È bene precisare fin da subito che il danno edonistico comporta non pochi problemi dal punto di vista giuridico, con particolare riferimento al tema dei danni risarcibili, onere della prova, legittimati ad agire in giudizio etc. Sul tema più volte si è pronunciata la Suprema Corte di Cassazione la quale ha precisato che il danno edonistico non s’identifica solamente con il dolore patito per la morte di una persona cara.

Esso, infatti, è la causa del vuoto esistenziale che si viene a creare nello stretto congiunto, il quale non ha più la possibilità di godere del rapporto che aveva con la persona deceduta; pertanto, tale danno ricomprende la lesione di diritti fondamentali della persona, tra cui il “diritto all’esplicazione della propria personalità mediante lo sviluppo dei propri legami affettivi e familiari quale bene fondamentale della vita”.

 

Cos’è il danno edonistico e quando si concretizza

Quando si fa riferimento al danno edonistico si fa riferimento ad un danno non patrimoniale che si concretizza nella sofferenza patita per la perdita di una persona cara avvenuta a causa di un fatto illecito altrui; ciò significa che rientra nel perimetro normativo dell’art. 2059 c.c. il quale stabilisce che il danno non patrimoniale deve essere risarcito solo nei casi determinati dalla legge.

Nonostante rientri nel novero dei danni non patrimoniali, il danno edonistico non deve essere confuso con quello esistenziale o biologico. Occorre precisare però che la Cassazione in varie sentenze ha ricompreso nel danno morale il danno edonistico anche se concettualmente è possibile cogliere talune differenze.

Il danno morale, infatti, consiste nella sofferenza psichica subita da un determinato soggetto a causa delle altrui condotte illecite. Si pensi ad esempio a chi, dopo essere stato coinvolto in una rapina, cade in un forte stato di depressione o di ansia.

Viceversa, il danno esistenziale è definito come il danno arrecato all’esistenza, ovvero, un danno che si traduce in un peggioramento della qualità di vita di una persona, pur non essendo inquadrabile nel danno alla salute. Ne è un esempio il danno dal partner in virtù del tradimento nel rapporto di coppia il quale, proprio a causa del tradimento, non riesce più ad instaurare relazione con terzi, oppure, al danno da demansionamento ovvero il danno subito dal lavoratore che ingiustamente viene dequalificato dal datore di lavoro.

Infine, il danno edonistico si distingue anche dal danno biologico perché quest’ultimo è dato dalla lesione del benessere psicofisico di una persona causata dall’altrui condotta. Si pensi a chi è stato sfigurato, oppure a chi ha subito una riduzione delle capacità psico fisiche (una delle più comuni è la perdita della capacità sessuale).

Il danno edonistico, nonostante abbia dei punti di contatto con queste forme di danno, se ne distacca in quanto ha una propria dignità giuridica. Il tratto ontologico del danno in esame risiede proprio nella perdita del rapporto che una persona aveva nei confronti del soggetto venuto a mancare. Si pensi ad esempio ai figli che perdono il proprio genitore a causa di un sinistro stradale causato da un’altra persona, oppure, alla moglie che perde il marito coinvolto in una rapina finita male.

In tutti questi casi, i parenti prossimi della vittima possono, a patto che abbiano subito uno sconvolgimento della propria vita relazionale a seguito della morte del congiunto, chiedere il risarcimento del danno edonistico.

 

Danno edonistico nel contesto legale

Come accennato, da un punto di vista strettamente normativo il danno edonistico trova la sua disciplina nell’art. 2059 c.c. il quale disciplina il danno non patrimoniale. Detta norma però è stata per anni interpretata dalla giurisprudenza in modo restrittivo. In poche parole, i Giudici ritenevano, in ossequio ad una interpretazione letterale della norma, che il danno non patrimoniale (dunque anche il danno edonistico) fosse risarcibile solo nei casi previsti dalla legge.

Pian piano però la Giurisprudenza si è distaccata dal dato letterale della norma al fine di darle un’interpretazione costituzionalmente orientata. Oggi, infatti, tramite tale norma è possibile offrire tutela anche a quelle situazioni giuridiche soggettive che non sono espressamente disciplinate da una legge ma che trovano una loro fonte direttamente nella Carta costituzionale.

Il diritto ad avere una relazione con i propri cari, ad esempio, non è racchiuso espressamente in una legge, tuttavia, è desumibile dall’art. 2 della nostra Carta Costituzionale, pertanto, è meritevole di tutela. Sul tema, dunque, ha giocato un ruolo importantissimo la giurisprudenza e, una delle sentenze più importanti sul tema è sicuramente quella del Tribunale di Firenze (sent. n. 24-02-2000 n. 451) la quale ha di fatto introdotto nel nostro ordinamento una nuova forma di lesione non patrimoniale.

Nel corso degli anni, sul tema del danno edonistico si è pronunciata anche la Suprema Corte di Cassazione che ha il merito di aver affiancato il danno edonistico a quello morale. Più precisamente, con la sentenza n. 15491 del 2014 la Cassazione ha statuito che il danno edonistico per la perdita del rapporto parentale, deve essere valutato unitariamente al risarcimento del danno morale in quanto il carattere unitario della liquidazione del danno non patrimoniale, ai sensi dell’art. 2059 c.c., preclude la possibilità di un separato ed autonomo risarcimento di specifiche fattispecie di sofferenza patite dalla persona, che costituirebbero delle duplicazioni risarcitorie.

Negli anni, la Cassazione ha riconosciuto una maggiore dignità al danno da perdita di una persona cara (ovvero al danno edonistico appunto), facendo venir meno ogni dubbio in merito alla sua concreta risarcibilità. Chiaramente chi agisce in giudizio per ottenere il risarcimento del danno edonistico non può chiedere anche il risarcimento del danno esistenziale, in quanto il primo ricomprende in se anche il secondo.

Sul punto vi è una recente sentenza del Tribunale di Catania del 12 Febbraio 2022 n. 703 la quale, oltre a sottolineare che il danno da perdita del rapporto prenatale è di per sé un danno di natura non patrimoniale suscettibile di essere risarcito, precisa che “In virtù del principio di unitarietà e onnicomprensività del risarcimento del danno non patrimoniale, deve escludersi che al prossimo congiunto di persona deceduta in conseguenza del fatto illecito di un terzo possano essere liquidati sia il danno da perdita parentale che il danno esistenziale, poiché il primo già comprende lo sconvolgimento dell’esistenza, che ne costituisce una componente intrinseca”.

 

Modalità di quantificazione e valutazione del danno edonistico

Alla luce di quanto fin ora precisato appare chiaro che non è semplice per il Giudice valutare e quantificare la somma da pagare a chi ha subito un danno edonistico. Uno strumento che può dar una mano ai Giudici che si trovano a dover decidere in questi casi sono sicuramente le c.d. Tabelle milanesi, redatte proprio per quantificare i danni non patrimoniali.

Sul tema è di recente intervenuto l’Osservatorio Sulla Giustizia civile di Milano il quale ha integrato le tabelle meneghine mediante nuovi criteri orientativi utili per la liquidazione del danno non patrimoniale derivante proprio dalla perdita del rapporto parentale (come precisato anche dalla Suprema Corte di Cassazione nelle sentenze n. 33005 del 2021 e la 10579 dello stesso anno).

Prima dell’intervento dell’Osservatorio, infatti, le tabelle milanesi non seguivano la tecnica del punto ma indicavano semplicemente un tetto massimo ed uno minimo (una sorta di cornice edittale) fra i quali vi era una significativa differenza. Un esempio può rendere più semplice la comprensione del tema. Per la morte del coniuge era prevista dalle tabelle in questione una forbice che variava da 170 mila euro circa fino ad un massimo di 336 mila euro (e, tra l’altro, non erano presenti i criteri mediante i quali i Giudici potessero stabilire l’importo esatto da liquidare).

Proprio a causa di ciò, i Giudici ermellini hanno statuito che le tabelle risultavano non conformi a diritto e non potessero essere usate nella liquidazione di tale tipologia di danno. Pertanto, i Giudici erano “costretti” a decidere secondo equità. In virtù del sopra esposto intervento, le tabelle sono state rinnovate ed oggi risultano essere pienamente adeguate ai principi affermati nelle decisioni della Cassazione in quanto contengono il valore punto e cinque parametri di riferimento per la distribuzione dei punti stessi.

Le tabelle dunque fanno riferimento al valore punto (pari a 3.365, 00 in caso di perdita di genitori, figli, coniuge o assimilati, o pari a 1.461,20 nell’ipotesi di perdita di fratelli o nipoti). Per quanto concerne la distribuzione dei punti, invece, le tabelle hanno introdotto ben cinque parametri da prendere in considerazione:

Parametri Punti
Età della vittima primaria 0-28
Età della vittima secondaria 0-28
Convivenza tra le due 0-16 (convivenza) / 0-8 (non convivenza ma stesso stabile)
Sopravvivenza di altri coniugi 0-16
Qualità ed intensità della relazione 0-30

Alla fine occorre sommare tutti i punti attribuiti e poi moltiplicare il totale per il valore punto, giungendo così all’importo monetario da riconoscere all’avente diritto. In ogni caso, il totale monetario non può comunque essere superiore a 336.500,00 euro, fatto salvo il caso in cui sussistono circostanze eccezionali.

 

Aspetti psicologici e sociali

Perdere una persona cara non è solo un fenomeno che rileva da un punto di vista del diritto, il danno edonistico ma lo rileva anche sotto il profilo psicologico e sociale. La perdita di una persona cara ha un importante impatto psicologico sulle persone, spesso genera sofferenze psichiche e alterazioni delle abitudini quotidiane che non devono essere sottovalutate. Elaborare un lutto è un processo che necessita di tempo e che ciascuno vive in modo diverso.

Generalmente si manifestano diverse fasi dell’accettazione del lutto che devono essere affrontate con il giusto aiuto e supporto, in modo da poter accettare ciò che è accaduto e farsi forza per poter andare avanti. Un’ottima idea potrebbe essere quella di chiedere supporto ad uno specialista, in modo da poter affrontare ed elaborare ciò che è successo insieme ad un professionista.

Chiudersi ed allontanarsi da tutti per elaborare il lutto non è una cosa consigliabile, poiché di fatto potrebbe peggiorare la situazione. Tutto ciò ovviamente vale ad ogni età, qualsiasi persona, grande, piccola, adolescente, necessita di metabolizzare la perdita di una persona cara e di affrontarla nel miglior modo possibile.

Il danno edonistico è avvertito sempre di più anche a livello sociale, questo perché ormai è ampiamente riconosciuto (non solo giuridicamente ma anche socialmente) il valore che ha il rapporto umano con una persona cara. Causare la perdita di questo rapporto significa causare non solo la morte di una persona, ma anche una sofferenza psichica a tutte coloro che gli volevano bene.

Dinanzi a ciò il diritto non è rimasto inerte, anzi, grazie al lavoro costante della giurisprudenza, il c.d. danno edonistico ha fatto il suo ingresso nelle aule di giustizia ed oggi è un danno che trova piena tutela.

 

Proteggersi e ottenere giustizia

Per poter ottenere giustizia in caso di danno edonistico è fondamentale agire in giudizio e chiedere il giusto risarcimento per i danni subiti a causa delle altrui condotte illecite. Così come per qualsiasi altro danno, infatti, anche quello edonistico necessita di una domanda giudiziale presentata, per il tramite di un avvocato, dinanzi all’autorità giudiziaria competente a conoscere la controversia.

Per fare ciò è necessario avere un interesse ad agire (ovvero essere effettivamente degli stretti congiunti della vittima) e provare la lesione subita a causa dell’altrui condotta illecita. In altre parole, occorre dimostrare il danno edonistico e che quest’ultimo è stato causato proprio dalla condotta illecita di un determinato soggetto.

 

La prova del danno edonistico

Come sopra precisato, per poter chiedere ed ottenere il risarcimento del danno edonistico è fondamentale provare in giudizio la sua esistenza. Ebbene, questa è sicuramente la fase più complicata, questo perché non è semplice dimostrare l’esistenza di tale danno a causa della soggettività.

Diversamente da come si potrebbe pensare, non basta dichiarare l’esistenza di un vincolo familiare con il soggetto deceduto per poter chiedere il danno edonistico, è necessario anche dimostrare la sussistenza di detta relazione nonché la sua intensità. Il che ovviamente è una cosa complessa visto che non tutti rispondono alla stessa maniera quando una persona cara viene a mancare.

Sul tema si è recentemente espressa la Cassazione (sentenza del 29 settembre 2023 n. 27658) la quale ha confermato l’onere della prova a carico di chi agisce in giudizio in caso di danno derivante dalla perdita di un rapporto parentale. I Giudici ermellini hanno precisato infatti che: “ il giudice è tenuto a verificare, in base alle evidenze probatorie acquisite, se sussistano i profili di cui si compone l’unitario danno non patrimoniale subito dal prossimo congiunto e, cioè, l’interiore sofferenza morale soggettiva e quella riflessa sul piano dinamico-relazionale, nonché ad apprezzare la gravità ed effettiva entità del danno in considerazione dei concreti rapporti col congiunto”.

A questo punto però potrebbe sorgere spontanea la domanda: come è possibile dimostrare il pregiudizio subito?

Sul punto la Cassazione ha ribadito che, al di là del dato formale della convivenza, il pregiudizio patito va provato, anche se può essere provato mediante presunzioni semplici e massime di comune esperienza, dato che l’esistenza del rapporto parentale fa presumere la sofferenza del superstite, ferma restando la possibilità, per la controparte, di dedurre e di dimostrare l’eventuale assenza di un effettivo legame tra il deceduto e chi chiede il risarcimento del danno. In altre parole, essendo una prova presuntiva, è pienamente ammessa la prova contraria da parte del soggetto convenuto.

 

Come richiedere il risarcimento del danno edonistico

La richiesta di risarcimento del danno passa necessariamente per una controversia giudiziale. Ovvero, occorre incardinare un processo dinanzi all’autorità competente, con l’ausilio di un avvocato, e chiedere il giusto risarcimento per il danno subito. Un’alternativa, in realtà, potrebbe essere quella di trovare una soluzione in via extragiudiziale, ad esempio attraverso una transazione tra chi ha causato il danno edonistico e chi l’ha subito.

Nel caso in cui si voglia agire in giudizio è necessario, come più volte precisato, provare il danno subito. Prove utili in tal senso potrebbero essere, innanzitutto, uno stato di famiglia finalizzato a dimostrare l’esistenza della parentela con il soggetto venuto a mancare in modo da avvalersi della presunzione, più volte citata proprio dalla Giurisprudenza. Più in generale, è necessario dimostrare, attraverso documenti o mediante altri mezzi di prova, l’esistenza di un rapporto affettivo particolarmente intenso.

Possono richiedere tale risarcimento non solo gli stretti congiunti (membri della famiglia nucleare) ma anche i membri della famiglia allargata come ad esempio nonni, fratelli, conviventi, fidanzati etc. Capire quale, in concreto, possa essere una prova utile per ottenere il risarcimento del danno edonistico non è facile, ed è per questo che è fondamentale avere al proprio fianco un avvocato che abbia una certa esperienza in questo campo.

 

Avvocato per Danno Edonistico

Se sei alla ricerca di un avvocato per chiedere il risarcimento del danno edonistico, Quotalo.it è la piattaforma che fa per te. Grazie ad essa puoi trovare l’avvocato specializzato in questo settore più vicino a te a cui chiedere una consulenza dettagliata in modo da conoscere cosa fare per poter chiedere ed ottenere il giusto risarcimento.

Richiedi Preventivi

Gratuitamente e in 1 solo minuto.