Avvocato specializzato in diritto degli animali: scopriamo questa particolare branca della giurisprudenza

08 Gennaio 2024 - Redazione

Vota

Voto 5 su 1 voti

Richiedi Preventivi

Gratuitamente e in 1 solo minuto.

Diritti degli animali+Avvocato specializzato in tutela degli animali: come contattarlo Diritti degli animali+Avvocato specializzato in tutela degli animali: come contattarlo Diritti degli animali+Avvocato specializzato in tutela degli animali: come contattarlo

Quali sono i diritti degli animali e come tutelarli

Negli anni il rapporto che lega le persone e gli animai è cambiato in modo notevole.

Anni fa gli animali venivano considerati alla stregua di un mero oggetto, di esclusiva proprietà di chi lo acquistava.

Oggi per fortuna, anche grazie al cambiamento sociale, gli animali domestici sono diventati dei veri e propri componenti della famiglia, ed in realtà non solo agli animali domestici ma a tutti gli animali sono stati riconosciuti una pluralità di diritti che fino a qualche anno fa erano quasi inimmaginabili.

L’atteggiamento del legislatore è giustificabile dal cambiamento del pensiero che la società ha riguardo agli animali, domestici e non, che sono oggi giustamente considerati esseri viventi da rispettare.        

 

Cosa dice la Legge riguardo al maltrattamento di animali e cosa si intende per maltrattamento

Maltrattare un animale non è solo una condotta riprovevole ma rappresenta un fatto previsto dalla legge come reato.

Infatti, il reato di maltrattamento di animali è previsto dall’art. 544 ter c.p., e si tratta di un reato che rientra nel novero dei delitti contro il sentimento degli animali.

I delitti in questione sono stati introdotti nel nostro ordinamento con la Legge n. 189 del 2004, provvedimento normativo che ha finalmente colmato un vero e proprio vuoto normativo visto che fino ad allora gli animali non avevano mai ricevuto una tutela in caso di maltrattamento.

Per quanto riguarda li reato di cui all’art. 544 ter.c.p., il maltrattamento appunto, viene punito chiunque, per crudeltà o senza necessità, procura una lesione ad un animale oppure lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche

Per quanto concerne la pena, l'articolo in questione prevede la reclusione da tre a diciotto mesi nonché una multa da 5.000 euro fino a 30.000 mila.

Il legislatore ha previsto altresì un inasprimento della pena nel caso in cui l’animale dovesse morire a causa del maltrattamento, caso questo in cui la pena è aumentata fino alla metà. 

Sul tema si è recentemente espressa anche la Suprema Corte di Cassazione, la quale ha precisato che configura lesione integrante al reato di maltrattamento di animali anche l’omessa cura di una malattia che determini il protrarsi e il significativo aggravamento della patologia quale fonte di sofferenze e di un’apprezzabile compromissione dell’integrità fisica.

Sul tema si segnala la sentenza n° 22579 del 2019 della Cassazione.

Legge contro il maltrattamento degli animali  

Altre fattispecie di maltrattamento presenti nella normativa

Come anticipato, nel nostro ordinamento il maltrattamento di animali non rappresenta l’unico reato previsto a salvaguardia e a protezione del benessere degli animali.

Disseminati all’interno del Codice penale si possono trovare ad esempio l'articolo 544 bis che disciplina il reato, più grave del maltrattamento, di uccisione di animali; tale articolo punisce con la reclusione da quattro mesi fino a due anni chiunque, per crudeltà o senza necessità, provoca la morte di un animale.

In dottrina si è discusso sulla linea distintiva tra i maltrattamenti e l’uccisione degli animali, tuttavia sul tema è intervenuta la Suprema Corte di Cassazione la quale è riuscita a tracciare una linea ben definita con la sentenza n. 8449 del 2020. Più precisamente, secondo il giudice di legittimità l’ipotesi di cui all’art. 544 ter comma terzo c.p. si ha quando la morte dell’animale, anche se costituisce una conseguenza prevedibile della condotta dell’agente, non è riferibile ad un suo comportamento volontario e consapevole. In altre parole, seppur la morte dell’animale era un evento possibile, non è stato voluto dall’agente.

Viceversa, si ha la fattispecie di cui all’art 544 bis c.p. quando l’agente ha agito con la precisa volontà, diretta o eventuale, di cagionare la morte dell’animale.

Un esempio potrebbe rendere più chiara la distinzione: se ad esempio un asino viene caricato con un peso notevole da trasportare e durante la tratta muore a causa dell'eccessiva fatica, si applica il 544 ter c.p; viceversa, ove un soggetto dovesse sparare per uccidere l’asino allora non vi sono dubbi, in questo caso si applica il 544 bis c.p. 

Nel Codice penale è previsto altresì il reato di abbandono di animali ex art. 727 c.p., caso che, a differenza dei maltrattamenti, non costituisce un delitto bensì una contravvenzione la quale prevede pur sempre una pena; più precisamente l’articolo prevede che chiunque abbandona animali domestici o che abbiano acquisito abitudini della cattività è punito con l’arresto fino ad un anno o con ammenda da 1.000 euro fino a 10.000 euro.

Alla stessa pena è sottoposto chiunque detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura e gli procura gravi sofferenze; anche in questo caso ci potrebbero essere dei punti di contatto con il reato di maltrattamento sopra esaminato, tuttavia, la Cassazione ha tracciato alcune differenze.

Secondo la Cassazione ad esempio, l’uso del collare elettrico che produce scosse o impulsi elettrici trasmessi tramite comando a distanza, integra il reato di cui all’art. 727 c.p. in quanto concretizza una forma di addestramento fondato solo su stimolo doloroso tale da incidere sul benessere psicofisico dell’animale, così nella sentenza 38034 del 2013. 

L’art. 544 quater c.p. prevede il reato di spettacoli o manifestazioni vietati e punisce la condotta di chi, salvo che il fatto costituisca più grave reato, organizza o promuove spettacoli o manifestazioni che comportino sevizie o strazio per gli animali.

Tale reato è punito con la reclusione da quattro mesi a due anni e con la multa da 3.000 a 15.000 euro; la pena è inoltre aumentata da un terzo alla metà se i fatti di cui al primo comma sono commessi in relazione all'esercizio di scommesse clandestine o al fine di trarne profitto per sé od altri ovvero se ne deriva la morte dell'animale. 

Tale norma ha come scopo quello di apprestare una tutela più incisiva agli animali, i quali però non ricevono una copertura legislativa diretta.

In poche parole, la ratio della norma citata è quella di garantire il rispetto del sentimento per gli animali inteso come sentimento di pietà. Infine, l’art. 544 quinquies c.p. prevede il reato di divieto di combattimenti tra animali; infatti, chiunque promuove, organizza o dirige combattimenti o competizioni non autorizzate tra animali che possono metterne in pericolo l'integrità fisica, è punito con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 50.000 a 160.000 euro.

Ma non finisce qui, la pena è aumentata da un terzo alla metà: se le predette attività sono compiute in concorso con minorenni o da persone armate; se le predette attività sono promosse utilizzando videoriproduzioni o materiale di qualsiasi tipo contenente scene o immagini dei combattimenti o delle competizioni; infine, se il colpevole cura la ripresa o la registrazione in qualsiasi forma dei combattimenti o delle competizioni. 

Il penultimo comma stabilisce infine che chiunque, fuori dei casi di concorso nel reato, allevando o addestrando animali li destina sotto qualsiasi forma e anche per il tramite di terzi alla loro partecipazione ai combattimenti di cui al primo comma, è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro. La stessa pena si applica anche ai proprietari o ai detentori degli animali impiegati nei combattimenti e nelle competizioni di cui al primo comma, se consenzienti; l’ultimo comma precisa che chiunque, anche se non presente sul luogo del reato, fuori dei casi di concorso nel medesimo, organizza o effettua scommesse sui combattimenti e sulle competizioni di cui al primo comma è punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 5.000 a 30.000 euro.

Dichiarazione universale dei diritti degli animali  

Cosa si intende con diritto degli animali

Spesso si sente parlare di “diritto degli animali” ma di cosa si tratta esattamente? L’espressione “diritti degli animali” si riferisce al complesso di diritti che la legge riconosce agli animali.

Negli anni, infatti, è fortunatamente avvenuta una vera e propria estensione agli animali di alcuni diritti fondamentali dell’uomo come ad esempio il diritto di vivere in libertà e di non soffrire inutilmente.

Il diritto degli animali ha una rilevanza “multilivello”, ovvero, le fonti di questo particolare diritto vanno individuate non solo a livello nazionale ma anche a livello internazionale; la Dichiarazione Universale dei Diritti degli Animali, sottoscritta nel 1978 presso la sede dell’Unesco di Parigi, così recita: “Tutti gli animali nascono uguali davanti alla vita e hanno gli stessi diritti all’esistenza”

Ad oggi sono trascorsi più di 40 anni e, nonostante ci sia ancora molto da fare, il tema dei diritti degli animali ha assunto un’importanza notevole sia a livello nazionale che internazionale.

Nel nostro ordinamento il legislatore ha preso molto sul serio il tema del benessere degli animali, sia di proprietà, sia randagi che liberi e più precisamente in Italia esistono una pluralità di leggi sulla tutela degli animali:

  1. Legge 14 agosto del 1991 n. 281;
  2. Legge 20 Luglio 2004 n. 189;
  3. Legge 201 del 2010
  4. Accordo 6 febbraio del 2004.

In sintesi, la Legge n. 291 del 1991, chiamata legge quadro in materia di tutela degli animali d’affezione e prevenzione al randagismo, ha permesso all’Italia di diventare il primo Paese al mondo a riconoscere il diritto alla vita e alla tutela degli animali randagi, vietandone la soppressione se non in caso di malattie gravi. 

L’accordo del 6 febbraio del 2003 tra il Ministro della Salute e le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano invece prevede tutta una serie di tutele in favore degli animali e dispone la responsabilità e i doveri del detentore di animali, il controllo della riproduzione, il commercio degli animali, l’addestramento la custodia, l’allevamento eccetera.

La legge n. 189 del 2004, chiamata “disposizioni concernenti il divieto di maltrattamento degli animali, nonché di impiego degli stessi in combattimenti clandestini o competizioni non autorizzate”, introduce nuovi reati a seguito dei quali vengono aggiunti nuovi articoli al Codice Penale.

Anche in questo caso lo scopo è quello di garantire la migliore tutela possibile agli animali attraverso l’introduzione dei reati sopra esaminati. Infine, la Legge 201 del 2010 ratifica la Convenzione europea per la protezione degli animali da compagnia del 1991. La legge, oltre a ratificare la convenzione, ha disposto l’introduzione di specifiche sanzioni per il traffico illecito di animali da compagnia e l’introduzione illecita di animali da compagnia in Italia.

 

Campi di applicazione per privati cittadini

I diritti degli animali, diversamente da come si potrebbe pensare, riguardano anche i rapporti intersoggettivi tra privati; insomma, in poche parole i diritti degli animali hanno un peso anche nelle relazioni tra le persone, tant’è che spesso si sente parlare addirittura di diritto privato degli animali.

Esistono svariati campi di applicazione del diritto degli animali nei rapporti intersoggettivi, si pensi ad esempio all’affidamento degli animali in caso di separazione dei coniugi, la responsabilità per i danni cagionati dagli animali, lascito testamentario in favore dei propri animali domestici etc. 

Con riferimento alla questione dell’affido degli animali in caso di separazione dei coniugi, ad oggi non c’è una legge specifica sul punto.

Il più delle volte non è sufficiente nemmeno verificare chi sia il proprietario dell’animale, ad esempio attraverso l’intestatario del microchip, poiché occorre considerare altri fattori come, ad esempio, il tempo vissuto con l’animale.

Nel caso in cui i coniugi non trovino un accordo sull’assegnazione dell’animale, sarà il Giudice a dover decidere, in relazione alle circostanze concrete, a chi affidare l’animale, scelta che normalmente avverrà sulla base del benessere dell’animale.

Con riferimento al testamento in favore degli animali, invece, in Italia purtroppo questa opzione non è ancora ammessa dalla legge, poichè l’animale non ha la capacità di succedere e di ricevere beni.

Tuttavia, per gli amanti degli animali, esistono soluzioni conformi alla legge per tutelare i propri amici a quattro zampe, come ad esempio la possibilità di prevedere un lascito in favore di una determinata persona con l’obbligo di dover provvedere all’animale o agli animali del defunto, oppure nominare direttamente erede un’associazione animalista destinando parte del proprio patrimonio alla cura degli animali. 

Per quanto concerne la responsabilità dei danni cagionati da un animale , invece, l’articolo 2052 del Codice Civile stabilisce in modo chiaro ed inequivocabile che il proprietario di un animale o chi "se ne serve per il tempo in cui lo ha in uso", è responsabile dei danni cagionati dall’animale, sia che fosse sotto la sua custodia, sia che fosse smarrito o fuggito, salvo che provi il caso fortuito.

Sicché, colui il quale ha subito un danno da un animale altrui (o anche selvatico) può agire in giudizio ed invocare la tutela civile al fine di ripristinare lo status quo ante danno.

 

Campi di applicazione per professionisti come allevatori e veterinari

I diritti degli animali hanno una propria rilevanza anche con riferimento all’attività degli allevatori e dei veterinari.

Questi ultimi infatti sono tenuti a comportarsi secondo scienza, coscienza e professionalità durante il proprio lavoro.

Il medico veterinario è tenuto ad adempiere ai propri doveri in modo diligente e con prudenza, ed inoltre, al fine di garantire le migliori cure agli animali, i veterinari hanno un vero e proprio dovere di aggiornamento professionale.

Infatti è dovere del veterinario di aggiornarsi in modo costante, conservando ed accrescendo le proprie conoscenze e le proprie competenze scientifiche. Anche gli allevatori di animali sono tenuti ad adempiere a tutta una serie di obblighi previsti dalla legge per garantire la protezione degli animali ed evitare abusi.

Più precisamente, la normativa di riferimento è li Decreto legislativo 146 del 2001 il quale ha introdotto nel nostro ordinamento misure minime per la protezione degli animali negli allevamenti in ossequio alla normativa dell’Unione Europea.

Viene fondamentalmente imposto agli allevatori di adottare misure adeguate a garantire il benessere dei propri animali affinché non vengano loro provocati dolore, sofferenze o lesioni inutili; da poco in Italia esiste una apposita piattaforma online per segnalare abusi e maltrattamenti all’interno degli allevamenti intensivi, e tutto ciò che occorre fare per presentare la segnalazione è compilare il forum sull’apposito sito ed indicare tutti dati richiesti.

Diritto in difesa degli animali  

Cos’è l’AIDAA (Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente) e di cosa si occupa il Tribunale degli animali

Al fine di proteggere nel miglior modo possibile i diritti degli animali e per contrastare le ingiustizie da loro subite, l’AIDAA, ovvero l’Associazione Italiana Difesa Animali & Ambiente, che da anni si prefigge di perseguire la protezione degli animali e la prevenzione e repressione del loro maltrattamento, ha dato vita al cosiddetto Tribunale degli animali.

Si tratta di una importante struttura che vanta la presenza di oltre 70 legali in tutt’Italia, che costituiscono una vera e propria guida in quanto hanno il compito di rispondere alle domande ed ai dubbi concernenti i diritti degli animali, domestici e non.

E non finisce qui, perchè il Tribunale degli animali offre anche consulenze tecniche legali in modo totalmente gratuito ai proprietari degli animali che necessitano di aiuto.

In poche parole, chiunque in Italia può rivolgersi al Tribunale degli animali nel caso in cui avesse problemi da risolvere o qualora necessitasse di un consiglio su particolari vicende legate agli animali domestici, da allevamento o selvatici.

 

A chi rivolgersi e come trovare un avvocato in caso di necessità

In svariate circostanze ci si potrebbe ritrovare ad avere bisogno di rivolgerti ad un avvocato specializzato in questo particolare settore per capire come comportarsi e cosa poter fare .

Se vuoi metterti in contatto con un avvocato civilista che abbia esperienza nel mondo dei diritti degli animali, grazie a Quotalo.it hai l'opportunita di contattare, con un sempliche click, i migliori avvocati civilisti attivi nelle zone a te vicine, e avrai l'occasione di richiedere una consulenza legale senza alcun impegno.

Richiedi Preventivi

Gratuitamente e in 1 solo minuto.