Avvocato per invalidità civile e accompagnamento: tutto ciò che devi sapere e come fare per rivolgersi ad un legale specializzato

02 Agosto 2021 - Redazione

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Invalidità civile e accompagnamento: di cosa si tratta. Tutte le informazione utili

Il nostro ordinamento giuridico si basa su diversi valori, molti dei quali racchiusi all’interno della carta costituzionale, tra di essi spiccano sicuramente il personalismo e il solidarismo, veri e propri pilastri sul quale si fonda e si erge l’intero sistema ordinamentale. Tali (e molti altri) valori in parole povere, sono una sorta di stella polare che guida costantemente l’attività del legislatore. È sicuramente possibile affermare, infatti, che al centro dell’intero ordinamento giuridico c’è il rispetto della persona umana in qualsiasi momento della sua vita. A riprova di tutto ciò, basta leggere l’articolo 2 della Costituzione in combinato disposto con l’art 3 della medesima fonte normativa, i quali dispongono che:

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. (…) È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Esistono, altresì, svariate leggi che, in modo diretto o indiretto, hanno attuato in pieno questi valori fondanti, specialmente quelle che tutelano soggetti che hanno difficoltà fisiche e psichiche. In parole povere, lo Stato cerca di prendersi cura di quei soggetti che hanno difficoltà a svolgere alcune funzioni tipiche, quotidiane, a causa di una menomazione fisica o psichica ecc. In caso contrario, sarebbe quasi impossibile per costoro trovare un lavoro ed avere una propria indipendenza economica con conseguente grave pregiudizio alle loro libertà fondamentali.

Invalidità civile: come e quando chiederne il riconoscimento

Molto spesso si sente parlare,anche in modo improprio, di invalidità civile, tuttavia, in molti non sanno che esiste una puntuale definizione legislativa racchiusa nella Legge 118/1971 la quale dispone:

“si i considerano mutilati e invalidi civili i cittadini affetti da minorazione congenita e/o acquisita (comprendenti) gli esiti permanenti delle infermità fisiche e/o psichiche e sensoriali che comportano un danno funzionale permanente, anche a carattere progressivo, compresi gli irregolari psichici per oligofrenie di carattere organico o dismetabolico, insufficienze mentali derivanti da difetti sensoriali e funzionali che abbiano subito una riduzione permanente della capacità lavorativa non inferiore a un terzo, o se minori di anni 18, che abbiano difficoltà persistenti a svolgere i compiti e le funzioni proprie dell'età."

In parole semplici, l’invalidità civile è una condizione non transitoria bensì permanente, derivante da una menomazione o comunque da un deficit psichico, intellettivo, fisico, che determina una difficoltà, o addirittura impossibilità, di svolgere le attività quotidiane.

Ovviamente lo stato di invalido civile deve essere riconosciuto mediante una procedura ad hoc indicata dalla legge. In caso contrario, non si ha diritto ad ottenere l’aiuto elargito dallo Stato. Il primo passo per ottenere il riconoscimento dell’invalidità civile è mettersi in contatto con il proprio medico di base il quale dovrà redigere un apposito certificato medico che attesta le condizioni del soggetto.

Una volta ottenuto il citato documento, il soggetto invalido può utilizzare il codice presente sullo stesso per inoltrare la specifica domanda di riconoscimento all’INPS. Quest’ultimo conseguentemente, è tenuto ad accertare l’esistenza di tutti i presupposti previsti dalla legge, le minorazioni psicofisiche del richiedente, l’effettivo stato di invalidità ecc.

Inoltre, è fondamentale stabilire con estrema precisione anche la percentuale di invalidità del soggetto richiedente, è in base ad essa, infatti, che varia l’entità del sussidio. La legge, inoltre, ha fissato anche un grado minimo di invalidità per ottenere l’assistenza sanitaria ovvero il 33 % di invalidità.

Questo significa che al di sotto di questa soglia non si ha la possibilità di ottenere nessuna assistenza sanitaria. Più precisamente, le percentuali di invalidità previste dalla legge sono le seguenti:

  • Invalidità fino al 33%: non si ha diritto a nessuna forma di sussidio o agevolazione;
  • Invalidità dal 33 fino al 73%: si ha il diritto di ottenere assistenza sanitaria ed agevolazioni fiscali;
  • Invalidità dal 46 %: si ha il diritto ad ottenere l’iscrizione nelle liste speciali dei Centri per l’impiego in modo da avere l’assunzione agevolata;
  • Invalidità dal 66% si ha il diritto ad ottenere anche l’esenzione totale dal pagamento del ticket sanitario;
  • Invalidità dal 74 fino al 100%: si ha il diritto ad ottenere anche prestazioni economiche elargite mensilmente (cosiddetto assegno).

Per quanto concerne l’assegno mensile per invalidi civili, si tratta, più precisamente, di una prestazione di natura economica che viene erogata, come precisato, a soggetti con ridotte capacità lavorative. Tuttavia, questa spetta solamente a coloro che hanno un reddito personale non superiore ad euro 4.926,00 e con un’età compresa tra i 18 e i 67 anni. Nel caso in cui quest’ultimo requisito dovesse essere insussistente, è possibile richiedere il cosiddetto assegno sociale INPS. La prestazione in questione può essere erogata a favore dei cittadini italiani (residenti in Italia), ad essi sono altresì equiparati, a condizione che risiedano in Italia, anche i cittadini appartenenti all’Unione Europea ed Extracomunitari legalmente presenti nel territorio della Repubblica.

Cosa succede se la domanda viene rigettata ed entro quanto si può fare ricorso?

Una volta presentata la domanda volta ad ottenere il sussidio economico a causa dell’invalidità civile, non è detto che venga accolta. Tuttavia, nel processo di accertamento dell’invalidità civile, il legislatore ha previsto ben due forme di tutela per gli istanti: tutela giudiziaria, tutela amministrativa. Prima di analizzare in modo minuzioso queste due forme di tutela, è bene sapere dove operano. La prima, ovvero quella giudiziaria, concerne la fase sanitaria, viceversa, quella amministrativa, riguarda la fase concernente la concessione delle provvidenze economiche.

Ricorso giurisdizionale

Nel caso in cui il giudizio emesso dalla commissione medica non dovesse essere positivo o comunque favorevole, è possibile, per l’istante, promuovere un vero e proprio ricorso giurisdizionale dinanzi al giudice competente. Tuttavia, è bene sottolineare che il termine entro il quale è possibile agire è piuttosto breve, ovvero, sei mesi dalla notifica del verbale sanitario emesso dalla commissione.

Il termine in questione è perentorio, il che significa che una volta “spirato” (ovvero decorso inutilmente) non sarà possibile agire in giudizio in quanto maturerà una vera e propria preclusione. Questo però non significa rimanere privi di tutele, l’istante, infatti, potrà pur sempre presentare una nuova domanda amministrativa.

Onde evitare particolari aggravi e per concludere velocemente questa (eventuale) fase patologica, il legislatore, dal 2012, ha previsto che in tutti i giudizi per invalidità civile, cecità, sordità, handicap e disabilità in generale, è necessario l’accertamento tecnico preventivo (ATP). In parole povere, la Legge 111/2011 aspira ad una finalità deflattiva, ovvero, raggiungere un accordo in via conciliativa tra le parti senza dover arrivare fino in fondo al processo. La richiesta di accertamento tecnico preventivo deve essere fatta da colui che intende promuovere un’impugnazione di un verbale sanitario e quindi, prima di dare vita al vero e proprio contenzioso. L’accertamento in questione è affidato, a cura del giudice, ad un consulente tecnico d’ufficio che, nello svolgimento delle operazioni, viene affiancato da un medico legale dell’INPS.

Una volta effettuata la consulenza in questione, il giudice fissa un termine (anch’esso perentorio), non superiore ad un mese, entro il quale le parti possono dichiarare se contestano o meno le conclusioni a cui è pervenuto il consulente tecnico. In mancanza di opposizioni, il giudice può emettere il decreto di omologazione che non è più modificabile. Viceversa, in caso di contestazione, si aprirà la fase contenziosa vera e propria.

Ricorso amministrativo

Viceversa, il ricorso in questione è ammesso solamente contro i provvedimenti che rigettano o revocano i benefici economici a causa di requisiti non sanitari (es reddito, residenza, cittadinanza ecc). Dal 2011 il ricorso amministrativo può essere esperito solo ed esclusivamente in via telematica.

Indennità di accompagnamento: a chi spetta e come funziona

Nel novero dei benefici riconosciuti ai cosiddetti invalidi civili, oltre all’assegno di sussidio mensile, c’è anche l’accompagnamento, richiedibile da chi ne ha i presupposti. In molti tendono a confondere queste due forme di sussidio, tuttavia non è così, si tratta di due forme di assistenza distinte e separate. Infatti, non tutti gli invalidi civili hanno il diritto a richiedere l’assegno di accompagnamento, possono richiederlo solo ed esclusivamente gli invalidi civili totali (al 100%). Nel caso sussista la percentuale di invalidità richiesta dalla legge, è possibile ottenere entrambe le forme di sussidio in quanto cumulabili.

Inoltre, è bene precisare che per ottenere l’assegno di accompagnamento non è richiesto nessun requisito economico-patrimoniale (a differenza del sussidio di invalidità). Purtroppo per, essere invalidi al 100% non è l’unico requisito richiesto dalla legge per ottenere l’accompagnamento, è necessario, infatti, un ulteriore requisito psicofisico. Il soggetto, in parole povere, non deve essere autosufficiente, ovvero, deve essere accertata la sua impossibilità (permanente e non transitoria) a compiere atti quotidiani ed essenziali (come ad esempio cucinare, lavarsi, ecc) oppure, a deambulare senza l’aiuto di un accompagnatore. Questo significa che, anche nel caso di inabile al 100%, si potrebbe non avere il diritto a percepire l’accompagnamento nel caso in cui il soggetto sia autosufficiente (anche in modo parziale).

Cos'è la Legge 104 e chi può appellarsi ad essa?

La Legge 104/1992 racchiude una serie di benefici che l’ordinamento riconosce a coloro che si ritrovano in una situazione di handicap. Purtroppo però, in molti tendono a confondere lo stato di handicap rispetto a quello dell’invalidità civile. L’invalido civile, infatti, è un soggetto che a causa di alcune malattie o menomazioni, subisce una riduzione notevole della sua capacità lavorativa. Viceversa, il soggetto portatore di handicap, a causa della sua menomazione o disabilità, si trova in una condizione di svantaggio.

Spesso le due situazioni elencate sono presenti nella medesima persona, in tali circostanze la legge consente ad unificare le diverse procedure per il riconoscimento di entrambe le condizioni (handicap e invalidità) in modo da evitare perdite di tempo. Tuttavia, è bene precisare che si tratta di due condizioni diverse ed autonome, un soggetto, infatti, potrebbe beneficiare della Legge 104 e non essere dichiarato invalido civile, viceversa, un invalido civile non è detto che possa beneficiare della legge 104 (magari perché perfettamente inserito nel conteso sociale).

Possono usufruire dei vantaggi della Legge 104 tutti i portatori di handicap, ovvero, i soggetti affetti da una minorazione fisica, psichica o sensoriale, che determina per loro una situazione di svantaggio sociale o di emarginazione, derivante da difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa. La minorazione può essere stabile o progressiva. Anche per questa condizione esistono diverse percentuali, tuttavia, diversamente dall’invalidità civile non esistono apposite tabelle da utilizzare.

La valutazione dell’handicap è molto più complessa e non concerne solamente le patologie fisiche o psichiche del soggetto. Essa, infatti, coinvolge anche il contesto sociale e culturale in cui vive e nel quale ha vissuto. Il contesto sociale può fare una notevole differenza, gli esperti infatti sottolineano che un soggetto può percepire l’handicap in modo diverso, ad esempio, se una persona è costretta a stare su una sedia a rotelle e vive in una famiglia povera e priva di sostegno emotivo, il soggetto tenderà a chiudersi e a deprimersi.

Viceversa, se il soggetto vive in un ambiente culturalmente evoluto e ricco di stimoli, potrebbe avere maggiori stimoli a continuare a vivere in modo appagante. È per questo che la valutazione dello stato di handicap non può essere affidato in nessun modo al meccanismo “tabellare” ma deve tenere conto delle diverse sfumature del caso.

Avvocato per invalidità civile e accompagnamento: a chi rivolgersi per ottenere i riconoscimenti

Gli invalidi civili oppure i parenti degli stessi non sempre si attivano al fine di richiedere i sussidi in modo tempestivo. Questo, perché, non sempre le persone conoscono i loro diritti. Proprio per questo è sempre consigliabile, anche in caso di parenti o amici invalidi, chiedere il parere di un avvocato per invalidità civile ed accompagnamento in modo da sapere come fare per avere tutto ciò che ti spetta. Se non sai a chi rivolgerti, Quotalo.it è la piattaforma che fa per te, grazie ad essa puoi trovare il professionista adatto più vicino a cui chiedere una consulenza tecnica dettagliata.

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