L'alimentazione nell'anziano: gli accorgimenti da adottare perché la salute si costruisce( e non poco) pure a tavola

31 Marzo 2017 - Redazione

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Ormai è risaputo: la salute si fa in larga parte a tavola, per cui se vogliamo garantirci una discreta longevità è bene fare attenzione ad assumere uno stile alimentare corretto.

Una dieta sana è importante in ogni fase della nostra vita, dal momento che squilibri cronici hanno una diretta correlazione con patologie cardiovascolari, ictus, osteoporosi, anemia e alcune neoplasie.
 
Ogni età dovrebbe caratterizzarsi per un regime nutrizionale differente, dal momento che col tempo le necessità si modificano: il bambino è coinvolto in un processo di accrescimento che nell’adulto è finito; una donna ha esigenze diverse nell’adolescenza rispetto al periodo post-menopausa; una persona molto sportiva e dinamica dovrebbe avere un’alimentazione dissimile, da un punto di vista qualitativo e quantitativo, rispetto ad una sedentaria.   
 
Così, invecchiando, i cambiamenti fisiologici indurranno un metabolismo più lento e un bisogno calorico inferiore rispetto al passato, per cui sarà necessario ancora una volta ricorrere ad un’alimentazione sana e bilanciata, che non solo limiterà l’insorgenza di eventuali patologie, ma consentirà pure di gestire correttamente alcune malattie croniche (associata ad un’attività fisica costante).
 
Avere un regime nutrizionale adeguato significa scegliere cibi sani, freschi e salutari (verdure e frutta di stagione, cereali integrali, yogurt, pesce, legumi, noci, e semi). 

Dunque qualità, ma nelle giuste quantità, dal momento che un eccesso di cibo può costituire un rischio per la salute, così come la dannosa abitudine di saltare i pasti.

Una speciale attenzione va riservata all’acqua, dal momento che il senso della sete si fa meno acuto invecchiando. A questo si associa il fatto che alcuni farmaci potrebbero avere un effetto diuretico, mentre altri potrebbero portare i pazienti a sudare di più, quindi in sostanza un aumento di perdita di liquidi che potrebbe non essere percepito dal soggetto (e magari nemmeno dal suo caregiver). 
Molto spesso poi in vecchiaia i reni sono maggiormente affaticati, e se a questo si associano malattie che inducono diarrea o vomito, la situazione potrebbe indurre una grave forma di disidratazione, che si palesa sotto forma di: confusione, difficoltà di equilibrio, emicrania, bocca secca, occhi infossati, aumentato battito cardiaco, etc. 
 
Ovviamente: prevenire è meglio che curare, per cui via libera ad acqua (da consumare anche quando lo stimolo della sete non viene percepito), frutta, verdure e minestre. 
 

Tutto questo nella teoria, ma la pratica? Quando si ha a che fare con un genitore che vive ormai solo e che, assalito dalla noia, salta i pasti o si riduce a mangiare sempre le stesse cose? O ancora peggio, quando preda della demenza senile, dimentica di aver consumato i pasti poco prima e mangia in maniera continua e compulsiva?

Due sono le soluzioni: o assumete in tutto e per tutto il ruolo di caregiver, occupandovi di un accudimento continuo, oppure chiedete aiuto.
 

Come? Adoperando Quotalo, che vi consente di contattare badanti a domicilio oppure strutture specializzate per anziani.

Se optate per queste ultime, sappiate che la comunicazione tra la famiglia d’appartenenza e i professionisti della cura è essenziale: non dimenticate in alcun modo di metterli a parte delle eventuali patologie del vostro caro, delle limitazioni o specifiche prescrizioni alimentari di cui sono soggetti, e non tralasciate nemmeno di raccontare gli episodi di cleptomania che riguarda il cibo o la fissazione per determinati alimenti rispetto ad altri.

Allo stesso modo fatevi anche comunicare dai nostri partner dove e con quale frequenza si riforniscono di derrate alimentari: la situazione ideale sarebbe che la spesa settimanale venisse fatta presso agricoltori e produttori locali, che i cuochi facessero parte del personale interno (e non ci si servisse invece di servizi mensa esterni), e che la casa di riposo per anziani organizzasse anche momenti condivisi e con la partecipazione delle famiglie (ad esempio il pranzo della domenica o quello delle festività) in modo da toccare con mano (e assaggiare con bocca) la qualità dell’alimentazione somministrata all’anziano.

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